
Impegno quotidiano sulla via della santità
La Fraternità ha un santo patrono, San Giovanni Paolo II, e tre co-patroni, San Francesco Saverio, Santa Teresa di Lisieux e Santa Teresa di Calcutta. I loro esempi e i loro insegnamenti ci sono di stimolo per non perdere mai di vista lo scopo principale del nostro pellegrinaggio sulla terra: la santità! «Anche noi dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede.»[1]
Anche se tutto nella Fraternità viene deciso in funzione della missione perché questo è nel cuore del nostro carisma, non vogliamo fare di questa missione un idolo: è nostro dovere[2], il «grande mandato» affidato da Gesù alla Chiesa e quindi a tutti i battezzati, affinché tutti possano raggiungere la Salvezza e quindi la santità. «Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità.»[3]
È solo tendendo alla santità, nel concreto della nostra vita quotidiana, che potremo essere veri missionari. Infatti, come afferma Papa Francesco citando Papa Benedetto XVI: «La Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione.»[4] Le parole possono aiutare e sono necessarie, ma l'esemplarità è la più potente delle testimonianze. I nostri santi padroni e l'innumerevole folla di altri santi, specialmente i santi missionari, lo mostrano molto chiaramente. Evangelizzare è soprattutto essere testimoni, e testimoni coerenti e credibili, anche se poveri e peccatori.
I membri della Fraternità vogliono essere santi «alla maniera» di Giovanni Paolo II. Ritengono di lui, tra tanti altri tratti di santità, la sua capacità di immergersi nella preghiera, il suo ardore missionario, la sua perseveranza di fronte alle tribolazioni, specialmente nelle sofferenze della malattia, il suo cuore misericordioso, la sua fedeltà di tutti giorni e la sua incrollabile volontà di servire Cristo «fino all'ultimo respiro». Come lui, è nel cuore della nostra vita e delle nostre missioni che ci santifichiamo cercando di « fare le cose ordinarie con un amore straordinario.»[5]
Così, l'impegno quotidiano sulla via della santità si incarna nell'attuazione della vocazione strettamente missionaria della Fraternità. I suoi membri si santificano praticando le virtù missionarie che sono l'umiltà e il coraggio, la fedeltà negli impegni assunti, il senso delle responsabilità, lo spirito di iniziativa e soprattutto la carità evangelica. Consapevoli che è il Signore che converte i cuori, i membri della Fraternità vogliono rimanere sempre pronti al servizio[6], anche quando stanno riposando o quando sono rallentati dall'età o dalla malattia. La loro preghiera è missionaria e anche l'offerta delle loro sofferenze in unione con Gesù che ci ha salvato sulla Croce. La passività non ha posto nel nostro carisma perché «l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro.»[7]
Questa consapevolezza dell'urgenza missionaria fa anche parte del nostro carisma, perché «ieri non è più, il domani non è ancora, abbiamo solo oggi ; mettiamoci al lavoro.»[8] Questo è il motivo per cui vogliamo cogliere ogni opportunità che ci viene data, strada facendo, per testimoniare Cristo e il Vangelo, direttamente o indirettamente, esplicitamente o implicitamente, fiduciosi nell'assistenza dello Spirito Santo in tutte le circostanze, specialmente nelle contraddizioni e nelle persecuzioni: «Quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.»[9]
Tra tutti i modelli di santità che ispirano la Fraternità, la Madre di Gesù occupa un posto privilegiato, lei che è la discepola-missionaria per eccellenza e che ci piace chiamare la «prima missionaria della Nuova Alleanza». La Fraternità sceglie di dimorare sotto il manto dell'Immacolata, di colei che schiaccia la testa del serpente.[10] Alla sua scuola e sostenuti dalla sua preghiera, i membri della Fraternità le affidano la loro vita e la loro missione. Da lei impariamo tante cose, a cominciare dallo zelo missionario poiché partì in fretta per portare Gesù in persona alla sua parente Elisabetta[11], ma anche l'incondizionato abbandono alla Volontà del Padre, la disponibilità nel lasciarsi disturbare nei suoi piani, la fedeltà fino alla fine della missione affidata.
[1] Ebrei 12,1-2
[2] «Non è infatti per me un vanto predicare il vangelo ; è un dovere per me : guai a me se non predicassi il vangelo!» (1 Corinzi 9,16)
[3] Efesini 1,3-4
[4] Evangelii Gaudium n.14
[5] Santa Teresa di Calcutta
[6] «Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese ; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.» (Luca 12,35-36)
[7] 2 Corinzi 5,14-15
[8] Santa Teresa di Calcutta
[9] Matteo 10,19-20
[10] Cfr. Genesi 3,15 e Apocalisse 12
[11] Cfr. Luca 1,39-56
(Dal Libro di Vita Missionaria della Fraternità)